I portoni in legno che abbelliscono i centri storici della Sardegna sono un patrimonio da rispettare, tutelare e da restaurare. Avete presente quei bellissimi portali sardi che si trovano all’ingresso delle case padronali nei centri storici dei paesi e delle città del Campidano in Sardegna? Quante volte vi siete fermati ad ammirarne i particolari?
Portoni Sardegna. State pensando di restaurare i portali della vecchia casa di famiglia? Scopri perché riqualificare i vecchi portoni è sempre una scelta corretta.
L’elemento che caratterizza maggiormente l’architettura della tipica casa a corte campidanese è sicuramente rappresentato dal portale tradizionale.
Inizialmente il portale era un semplice serramento che aveva come funzione principale quella di chiudere un’apertura di circa tre metri ricavata nel muro di recinzione che delimitava “sa prazza” ossia il cortile.
Lo scopo dei portoni tradizionali quindi è quello di consentire e facilitare al bestiame e ai carri trainati dagli animali l’accesso al cortile chiuso della casa padronale.
I portali in Sardegna possono essere costituiti da un semplice cancello “ecca” realizzato con pezzi di legno disposti in verticale o da un vero e proprio portone realizzato con tavole in legno accoppiate e diviso in due ante. In una di queste, era quasi sempre presente un’anta minore cosi da permettere il passaggio delle persone senza dover aprire le due ante maggiori.
Portoni di Sardegna: quale legno utilizzare?
Il legno usato per la maggiore era il Pioppo bianco (su Linnarbu) molto presente nelle nostre campagne vicino alle fonti d’acqua.
Nell’alta Marmilla e nel Sarcidano invece veniva spesso utilizzato il legno di Castagno e il Legno di Rovere proveniente dalle foreste del centro Sardegna.
Con il passare del tempo, i portali sardi andarono incontro a numerose modifiche e cambiamenti.
La prima innovazione nella struttura dei portoni in legno tradizionali fu l’introduzione di un’apertura ad arco semi-circolare, spesso realizzata in ladiri (mattone crudo), coperta da una piccola tettoia con orditura in legno e incannucciata rivestita di coppi alla sarda.
La seconda grande modifica risale invece agli anni della prima guerra mondiale. Sul finire della Grande Guerra venne abbandonato l’uso esclusivo del mattone in ladiri per fare spazio alla pietra, ai mattoni cotti, ai conci di basalto.
Importanza sociale dei portoni tradizionali sardi.
Dal momento che i portali erano spesso l’unica struttura visibile dalla strada, dovevano rispecchiare la condizione sociale di chi abitava la casa, I falegnami dell’epoca abbellivano le ante dei portoni con articolate e complesse decorazioni sul legno e con accessori di pregio come i battenti.
Come restaurare un portale tradizionale?
I nostri falegnami, quando sono chiamati a lavorare sulla riqualificazione di una vecchia casa campidanese, per prima cosa studiano e analizzano tutti i dettagli che caratterizzano il portone originale. Un sopralluogo sul posto, ci racconta Rosella Cau, è uno step di fondamentale importanza per procedere poi alla sostituzione del vecchio portale con un nuovo portone tradizionale in legno.
Nel corso del sopralluogo vengono scattate numerose fotografie, che poi saranno oggetto di studio in ufficio, e se il portone sul quale si dovrà intervenire risulta essere molto rovinato andiamo alla ricerca della vera memoria storica scavando in archivi fotografici e intervistando i vecchi proprietari. Solo andando alla scoperta delle vere origini di un portone è possibile realizzare il nuovo portale senza stravolgere l’impianto originale.
Ti piacerebbe migliorare la tua casa con un portone campidanese?
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